20.4.17

GAS: GOVERNO ITALIANO FUORILEGGE!





di Gianni Lannes

Altro che rinnovabili. Dalla burocrazia affaristica alla democrazia il passo è lungo, come attesta la nuova aggressione colonialista all’Italia, da nord a sud, isole comprese, sponsorizzata da un esecutivo che tradisce gli interessi nazionali e ci riporta all'epoca dei fossili.


Prendiamo il famigerato caso dell’Energas/Kuwait Petroleum: un gigantesco impianto - assolutamente incompatibile con il territorio - che movimenterà per mare e per terra a Manfredonia in riva all’Adriatico e nella Daunia, ben 300 mila tonnellate di gas a petrolio liquefatto, a rischio di incidente rilevante, secondo la terza direttiva Seveso. E per non far mancare altro pericolo sull'incolumità pubblica, nella vicina base aeronautica della NATO di Amendola, sono stati dislocati due caccabombardieri nucleari F-35, mentre nel Golfo di Manfredonia vanno in onda continue esercitazioni militari. Un enorme deposito industriale di Gpl renderebbe la provincia di Foggia un sicuro obiettivo terroristico di livello internazionale, con conseguenze catastrofiche sulla popolazione dell'intera Capitanata.



Al ministero dello sviluppo economico è in corso la conferenza di servizi decisoria. Nonostante una diffida al ministro Carlo Calenda (22 dicembre 2016) inoltrata con tutti i crismi della legalità da numerosi cittadini, alcuni funzionari addetti del Mise seguitano a violare in merito, le leggi nazionali e comunitarie.





Il piano di Diamante Menale (presidente dell’Energas), infatti, non è stato esaminato - come impone la legge italiana e il diritto comunitario - in base alla direttiva 2012/18/UE datata 4 luglio 2012 del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa: «La presente direttiva entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’UE» recita l’articolo 33, mentre il 34 attesta che «Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva». La terza direttiva Seveso, più stringente delle precedenti è entrata effettivamente in vigore il 13 agosto 2012, anche se è stata recepita con appena 3 anni di ritardo, dal decreto legislativo 105 in data 26 giugno 2015. Basta fare una semplice verifica temporale per accertare che il cosiddetto “progetto” ossia questa bomba ad orologeria, innescata nella provincia di Foggia, in un’area naturalistica vincolata dall’Unione europea (Sic e Zps), a ridosso di una città, e in un territorio a rischio sismico ed idrogeologico, è stato ri-presentato nel 2013 con altra denominazione (dopo essere stato bocciato a livello interministeriale nel 2000 sotto il nome della ditta Isosar), senza alcuna opportuna valutazione dell’incidenza sul territorio. Ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 3, della direttiva Habitat, un piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito di Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, deve formare oggetto di una opportuna valutazione dell'incidenza che ha sul sito e, in linea di principio, può essere autorizzato soltanto se dalla valutazione emerge che esso non pregiudicherà l'integrità del sito. Il progetto ENERGAS in oggetto è incompatibile con gli obiettivi di conservazione della zona di protezione speciale, anche tenendo conto dei più recenti dati disponibili sullo stato attuale del medesimo luogo.


Peraltro l’articolo 15 della direttiva 2012/18/UE, sfuggito ai soloni venduti al peggior offerente e agli avvocaticchi (che hanno perso tutte le cause) pagati a caro prezzo dagli ignari contribuenti, prevede espressamente: «Consultazione pubblica e partecipazione al processo decisionale», anche in virtù della Direttiva 2003/4/UE (accesso del pubblico all’informazione ambientale). Pertanto, adesso sarà opportuno che la società civile entri direttamente sia pure in zona Cesarini (meglio tardi che mai!) nel procedimento amministrativo per esercitare un sacrosanto diritto popolare a tutelare questo lembo di Puglia, e chiedere al contempo all'UE l'apertura di una procedura di infrazione contro l'Italia. Il principio giuridico vale ovviamente per l'intero belpaese. In ogni caso, in forza dell’articolo 41 della Costituzione repubblicana, l’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.   

La direttiva Seveso III, prevede l’assenso attivo della popolazione e non il “tacito assenso”.  Nella fattispecie si discute su uno dei depositi di Gpl tra i più grandi del continente europeo e non sono festose bollicine, bensì Gpl con tutto quello che ne consegue, dalla scavo dei fondali, del terreno, all’uso dello sgarrupato porto alti fondali, dalla collocazione territoriale ambientale, soprattutto della sicurezza pubblica. In democrazia  il popolo delega, è vero, ma i delegati debbono produrre gli interessi di tutta la collettività e non di singoli soggetti; altrimenti i mammasantissima si licenziano dopo vari fallimenti e tradimenti.

Inoltre, lo Stato italiano, nella fattispecie i ministeri dell’Ambiente, dei Beni culturali, dello Sviluppo economico e dei Trasporti, hanno violato i dettami della Convenzione di Aarhus (25 giugno 1998), ratificata dalla legge italiana 108 dell’anno 2001, afferente l’obbligo da parte degli Stati aderenti, di rendere pubbliche tutte le informazioni ambientali e gli atti relativi che afferiscono la tutela della salute e della vita umana. Le informazioni ambientali sono identificate nel nostro ordinamento dal decreto legislativo 19 agosto 2005, numero 195, in attuazione della direttiva 2003/4/UE (naturale implementazione del suddetto trattato).

La trasparenza amministrativa? Inesistente. Ho richiesto al Mise, scrivendo al portavoce del ministro Calenda, Tiziana D’Angelo, una copia del verbale dell’ultima conferenza di servizi, quella del 13 aprile, ma non ho ricevuto risposta. Ho pure parlato al telefono con l'addetto stampa ministeriale Maria Antonietta Moretti, la quale mi ha comunicato (alle ore 16,25 odierne) che per disposizioni interne non può rilasciare l'atto. Eppure non è coperto dal segreto di Stato, e non è riservato. Medesima solfa telefonica con l'Energas, ovvero con i dirigenti Fiorella Cavaliere e Claudio Marino. Che avranno mai da nascondere?

Comunque, i fatti attestano che la politica nazionale e locale ha giocato a perdere questa fossile disputa, tesa a favorire gli interessi economici di pochi a scapito di tanti. A proposito chi ha chiamato Menale a Manfredonia? Già il 23 luglio 2006, Il Corriere del Mezzogiorno anticipava questa notizia: «Il governo: rigassificatore a Manfredonia. Trattativa già avviata con gli enti locali. Giovedì vertice a Roma… Il rigassificatore di Puglia sorgerà a Manfredonia. Almeno questa è la linea del governo Prodi che intende superare i veti di Brindisi e Taranto alla costruzione dell’impianto. Giovedì la decisione dell’esecutivo verrà discussa con gli enti locali dell’area garganica». Del resto, nel 1999, sotto il ministro Bersani, il dicastero dell'industria autorizzava l'Isosar ad impiantare il mastodontico deposito di gpl, calpestando la volontà popolare, comunque con l'assenso politico e tecnico municipale.

D’altronde, l’amministrazione comunale targata partito democratico non ha mai posto all’attenzione istituzionale nonché dell’opinione pubblica, ovvero non ha mai denunciato i nodi cruciali, ma ha agitato dopo la pressione popolare, inutili dettagli tecnici superati dalle normative, mentre la Regione ha deliberato con atto 1361 del 5 giugno 2015 a firma del sedicente ecologista Nichi Vendola, la compatibilità ambientale dello stupro Q8, mai annullata o revocata in autotutela dal successore Michele Emiliano. Il vero impedimento è la mancata bonifica dell’inquinamento provocato dall’Eni in mare e in terra, compresa l’area portuale inserita nel SIN dalla legge 426/1998, e così via.

Al tavolo istituzionale (conferenza decisoria) manca il fondamentale e ineludibile parere favorevole della popolazione. La Daunia non è il terzo mondo dell’Europa. Noi siamo nati qui, i nostri antenati sono sepolti qui, viviamo qui e abbiamo il diritto di decidere noi il destino della nostra terra e non altri. E’ chiaro? Da 52 anni è in atto nel sottosuolo della Capitanata il furto di ingenti risorse di metano. Agli autoctoni vanno soltanto i danni ambientali e sanitari, e paradossalmente il pagamento delle bollette del gas alla società francese Edf.

I politicanti italidioti - parassiti della peggior specie - sono ormai alla canna del gas. Trattano persone e natura come discariche in cui abbandonare la spazzatura industriale per giunta d'importazione. Invece di andare verso il futuro dell’energia rinnovabile, nel belpaese il governo tricolore telecomandato da poteri sovranazionali che calpestano i dettami della Costituzione repubblicana, insegue ancora la preistoria dei combustibili fossili. Ecco infatti la trovata di due gasdotti che dall’estero devasteranno la Puglia per rifornire la Svizzera, la Germania e la Francia, a meno di una sacrosanta rivolta popolare.  

Il vero obiettivo di queste operazioni speculative internazionali - ultimo progetto il gasdotto israeliano Eastmed che sbarcherà in Basilicata - è portare a termine il folle disegno di ridurre l’Italia ad una mera piattaforma energetica fossile. Rapine legalizzate: che fare? Un'insurrezione nazionale.

riferimenti:
 








https://www.youtube.com/watch?v=SW1g1_DIZ6I

https://www.youtube.com/watch?v=ys2CdJEZmVk

https://www.youtube.com/watch?v=PpmxjGpTx8Q

https://www.youtube.com/watch?v=PKkdTuYIrcU





























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