2.5.17

GLI UMANI PENSANO SEMPRE MENO


 
foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


di Gianni Lannes

E’ in atto una regressione antropologica e biologica? Abbiamo 86 miliardi di neuroni e non li usiamo. E facciamo a meno anche del cuore nel tempo della disumanità. Già, passione, compassione e comprensione. Invece di compulsare un telefono possiamo riflettere, ma soprattutto amare. In questi tempi contrassegnati dall’eccesso di vuota comunicazione, l’umanità si sta avviando verso la solitudine assoluta, rappresentata da uno schermo di computer o di cellulare. Mi indigna vedere tanti giovani lobotomizzati dai telefonini. Una società che non pensa più e non vede il prossimo non ha futuro.


 foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Che bellezza: il piacere di pensare e non seguire meccanicamente le pulsioni. Vediamo che produce la nostra immaginazione, quali pensieri fluiscono basati sulla realtà, sulla contemplazione della natura e sulla dignità dell’esistenza. Scrivere e raccogliere i propri pensieri è una terapia gioiosa partecipata agli altri. I pensieri sono come i fiori, tanti e di diversi colori.

Si dice partire è un po’ morire. Il viaggio è una condizione simbolica dentro cui ognuno di noi transita. Anche se breve, coinvolge chiunque a un livello profondo, perché comporta sempre un distacco o un ritorno. La stazione dove passano e si fermano i treni è un’evidente metafora; e la sala d’attesa è la vita prima della fine.

Immaginate di fare un viaggio di giorni e di sbarcare sfiniti in terra straniera e sconosciuta. Immaginate di non conoscere anima viva e dover sopravvivere anche solo per istinto. Ora immaginate che a dover affrontare questa odissea sia un bambino, come quei tanti che poi spariscono a migliaia dalle strutture “di accoglienza” tricolore per alimentare il mercato criminale degli organi umani espiantati e degli abusi sessuali.   
 

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